Life & Health Coach

Con_Tatto

Creare relazioni non è cosa semplice. Non per tutti, almeno da quanto raccontano i coachee che incontro durante le mie sessioni. Ancora più difficile è dar vita e mantenere relazioni di qualità.

L’uomo è un animale sociale, ed è per questo che la relazione è uno dei pilastri fondamentali della vita umana. È l’interazione tra due persone e racchiude affetto, amicizia, stima, amore. Ma porta anche con sé conflitto e rivalità.

Vincent Van Gogh scrisse: “Uno potrebbe avere un cuore in fiamme nella propria anima e nessuno che ci si sieda accanto per scaldarsi. I passanti vedono solo una traccia di fumo e continuano per la loro strada”. Era vero nel 1800 e lo è ancora di più oggi, un’epoca in cui la tecnologia, che pure ci ha consentito grandi conquiste, contribuisce a spegnere lentamente la nostra capacità di sentire e percepire le emozioni delle persone con le quali potremmo entrare in relazione: l’online diminuisce le occasioni di presenza e di contatto non mediato da uno schermo.

Ci troviamo spesso in situazioni in cui ci domandiamo se abbia senso investire energie o se sia meglio lasciare andare rapporti che riconosciamo come tossici e ci trascinano verso il basso. Tuttavia, anche nel lasciare andare occorre tatto, delicatezza, attenzione all’altro e a noi stessi. Le separazioni lasciano un segno in chi le genera e in chi le subisce.

É nel tagliare ciò che non serve che si rivela la figura” diceva Michelangelo Buonarroti.

L’arte spesso ci aiuta a comprendere la complessità delle relazioni. Una guida, che seguo con molto piacere, mi ha fatto cogliere un aspetto che non consideravo, narrandomi come in Leonardo da Vinci possiamo cogliere la complessità della vita familiare mentre, nelle opere di Frida Khalo, ci lasciamo rapire dalla forza delle relazioni amorose.

Quanto può l’arte essere uno strumento per sanare conflitti interiori o dar libero sfogo alla gioia che è insita in noi? Tantissimo: nel coaching integrato che pratico, avvalendomi dell’arteterapia lo vedo di frequente.

Nell’altalenarsi dei risvolti che si generano nelle relazioni può capitare che la nostra autostima si trovi a cedere il passo all’insoddisfazione, alla presunta incapacità di poter essere e fare, contribuendo ad alimentare l’ego di chi ci sta di fronte.

Le estremizzazioni non portano a nulla di buono, soprattutto se generano prevaricazioni che danneggiano il clima familiare e aziendale.

Nelle relazioni, fondamentale, è il primo contatto che creiamo con l’altro. Il detto “non si ha una seconda occasione per creare una buona impressione” è assolutamente veritiero.

Possiamo fare la differenza e lasciare il segno esercitandoci, autonomamente o con l’aiuto di un professionista, a credere fortemente in ciò che siamo e a portarci all’altro nella verità e nella trasparenza, dedicandoci il giusto tempo per ascoltare noi stessi e scegliere con cura le parole da donare all’altro. Con tatto.

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