IN BATTERE O LEVARE
È sempre una questione di accenti, forti o deboli; di tratti grafici o spazi che segnano il ritmo dei nostri giorni.
Che ritmo viviamo o, guardandola dall’altro lato, quale ritmo vogliamo dare al nostro tempo?
Correre o rallentare? Siamo noi che possiamo decidere quanto spingere sull’acceleratore o goderci il momento.
Spesso mi dicono “non ho tempo per pensare a me, a come sto. Il mondo esterno assorbe tutte le mie energie”. Siamo davvero sicuri che sia così? “Homo faber fortunae suae”, dicevano i latini: tutto accade se siamo noi a consentirlo, è inutile negarlo.
Possiamo sostenere che tutto dipende dagli altri o accettare che siamo parte di quel progetto chiamato vita. Siamo musicisti: a volte direttori di orchestra, a volte solo sideman.
Ciò che conta davvero è come scegliamo di partecipare. Ogni azione, in ogni ruolo che ricopriamo richiede attenzione, ascolto, pianificazione e condivisione.
È una questione di responsabilità, in primis verso di noi, poi verso gli altri.
È sicuramente comodo dire che tutto accade per “colpa” degli altri. Ma, quando tutto funziona come desideriamo, siamo disposti ad affermare che è allo stesso modo merito degli altri, stabilendo così che non siamo noi a disporre, nel bene e nel male, della nostra esistenza? No, non credo che in questo modo funzioni.
Mozart diceva “Tre cose sono necessarie per un buon pianista: la testa, il cuore e le dita.”
Ognuno di noi, se lo vuole, può portare un contributo significativo anche quando non è in prima fila, componendo nuove sonorità in armonia con il contesto.
Occorre porre l’accento sul prendere coscienza di ciò che siamo e possiamo.
È un atto dovuto, se desideriamo davvero che gli altri ci rispettino e ci diano credibilità in famiglia, nelle amicizie o in azienda.
Come possiamo farlo? Iniziando a costruire un passo alla volta il nostro successo senza avere fretta, lasciando da parte l’ansia del dover fare ma dando valore a ciò che desideriamo realizzare.