La cura del dottor Taglietta per la città: l’opportunità di cambiare Orbassano
di Rosanna Caraci
Roberto Taglietta, 56 anni, medico di famiglia, è il candidato della coalizione di centro sinistra per Orbassano. Si voterà il 10 giugno per quello che molti sperano sia il rilancio della città. Una campagna elettorale che si muove controcorrente, con il Pd e più in generale il centro sinistra a livello nazionale all’opposizione e in difficoltà interna. Com’è incontrare la piazza quando ai “piani alti” della politica c’è smarrimento?
Ad Orbassano stiamo lavorando bene, non ci facciamo distrarre dalle dinamiche nazionali ma manteniamo ben salda l’attenzione sulla nostra città, sul nostro territorio, perché è qui che il 10 giugno gli elettori sceglieranno il loro futuro.
Ma essere il candidato sindaco del Pd, in questo momento nel quale il Pd non solo non è attrattivo ma scompone la sua stessa base, non le rende le cose più complicato?
Io sono il candidato della coalizione e quindi della espressione del centrosinistra, il candidato di tutti. Mi sento espressione della società civile, quella parte che a volte non ha nulla in comune con la politica ma che comprende quanto questa sia importante per la buona amministrazione e comprensione dei fatti della città.
Che giudizio dà del Governo nazionale e quali sono i motivi di un pessimo risultato elettorale?
Non abbiamo dato abbastanza comunicazione dei cento punti realizzati. Non c’è stato nessun Esecutivo che ha dedicato così attenzione ai diritti civili, dal “Dopo di Noi” alle unioni civili, ma anche il divorzio breve, l’omicidio stradale, la legge sul femminicidio… Sono tutti grandi risultati che hanno reso l’Italia un Paese un po’ più moderno. Io sono orgoglioso del lavoro fatto da questo Governo.
Lei è medico. Questo l’aiuta a comprendere i malesseri della società alla quale lei si propone come sindaco?
Sono medico di famiglia e amo il mio lavoro, che mi porta da sempre in relazione con le persone, ad ascoltarle. Vede, è proprio questo che è mancato al Partito Democratico e che è essenziale recuperare. L’ascolto: è necessario essere empatici, raccogliere gli umori, le sensazioni, avere l’umiltà di mettersi accanto a chi incontriamo e non difronte, per essere d’appoggio, di conforto. Dobbiamo insomma rappresentare una sicurezza, essere il riferimento, le persone sulle quali poter contare.
Ciò che sembra essere mancata tra le parole d’ordine della campagna elettorale nazionale è la speranza, la promessa.
Di promesse è meglio non farne. Le speranze sono ben altro: la speranza include un progetto che accompagna ad un obiettivo e questo è possibile, ripeto soltanto se si ascolta il territorio e si raccolgono le suggestioni, i bisogni che vanno dalla sicurezza di un lavoro, di una casa, di un’assistenza che vada oltre il welfare come l’abbiamo inteso in passato. La campagna d’ascolto che faccio è a tutto tondo, dal centro alla periferia. Non è mancata solo la promessa ma l’attenzione alle piccole cose del quotidiano.
Ripartire, come si fa?
Guardo a Orbassano, ora. Parto dalle criticità che sono presenti e soffocano la città. Da zone urbane che dovevano essere riqualificate, come via Po. Nelle promesse dell’amministrazione uscente, doveva diventare una zona attrattiva, con un mercato rionale, negozi e proposte culturali. Invece è un dormitorio, un’area che rischia di diventare una sacca di disagio complessa da gestire. La mia priorità sarà il controllo dell’acqua, dell’aria, il maggior rispetto per l’ambiente a cominciare dal promuovere e incentivare le buone pratiche quotidiane che sono responsabilità dei cittadini. Promuovere salute significa prevenire patologie che poi gravano sulle spese della Sanità. E’ questa la qualità della vita: da medico, e da futuro sindaco, mi impegnerò per questo.