Il comando della polizia municipale di Grugliasco è intitolato al giudice Livatino dal 2003
La Chiesa ha un nuovo beato, Rosario Angelo Livatino, il giudice siciliano odiato dai boss per le indagini che portava avanti, ma anche per la sua fede. Nella Cattedrale di Agrigento ieri ha risuonato il nome dell’ultimo martire della mafia, ma è anche il primo magistrato che diventa beato nella storia della Chiesa. Il giorno di ieri è stato scelto non a caso per la proclamazione: il 9 maggio del 1993, Papa Wojtyla lanciò il suo anatema contro i mafiosi proprio ad Agrigento, nella Valle dei Templi: “Convertitevi – disse – un giorno verrà il giudizio di Dio”.
Papa Francesco rilancia, al Regina Coeli, durante la preghiera pronunciata dalla sua finestra in Vaticano: “Livatino è stato martire della giustizia e della fede nel suo servizio alla collettività come giudice integerrimo che non si è lasciato mai corrompere. Si è sforzato di giudicare non per condannare, ma per redimere. Il suo lavoro lo poneva sempre sotto la tutela di Dio, per questo è diventato testimone del Vangelo, fino alla morte eroica. Il suo esempio sia per tutti, specialmente per i magistrati, stimolo a essere leali difensori della legalità e della libertà”.
Rosario Livatino aveva 38 anni quando fu ucciso, il 21 settembre 1990, lungo la strada statale. Stava andando al palazzo di giustizia, con una Ford Fiesta. Non aveva alcuna scorta. Unica protezione, la preghiera.
Don Luigi Ciotti, anche lui ad Agrigento, ha lanciato un appello: “Ora che è beato, dobbiamo stare attenti a non farne un santino da invocare o da celebrare. Il miglior modo per ricordare Rosario Livatino è invece imitarlo nel suo luminoso esempio di virtù civili e cristiane”.
E Grugliasco ricorda il “giudice ragazzino” Livatino da quasi 20 anni dopo avergli dedicato il 29 ottobre 2003 il comando di Polizia municipale di via Cln 55.