Ma un incendio rigenera davvero i boschi?
di Carlo Cumino
La metafora dell’incendio che rigenera una foresta è molto comune e potrebbe far nascere una domanda legittima: piuttosto che intraprendere azioni di rimboscamento di boschi e foreste nelle zone colpite da incendi boschivi non sarebbe meglio aspettare i tempi della natura? Secondo lo studio Effects of postfire climate and seed availability on postfire conifer regenerationpubblicato a dicembre 2020 su Ecological Application (rivista della Ecological Society of America) la risposta è no!
La ricerca in questione è stata condotta da un team di scienziati dell’ente governativo U.S. Geological Survey (USGS), dal CalFire (il dipartimento forestale antincendio dello Stato californiano), dallo U.S. Forest Service e dall’Università della California di Davis e prende in esame gli incendi delle foreste di conifere che da anni affligge il cosiddetto “Stato d’Oro”, in particolare l’area dei 19 incendi avvenuti fra il 2004 e il 2012. Il suo scopo è quello di fornire uno strumento per aiutare a capire quali dovrebbero essere le aree che necessiteranno di un maggiore intervento di rimboschimento.
Utilizzando i dati di monitoraggio delle zone colpite da incendio negli ultimi anni, le informazioni ottenute da trappole per semi (strumenti utilizzati per misurare la produzione di semi nelle foreste) e incrociandole con informazioni topografiche e climatiche, gli studiosi hanno potuto stimare la capacità rigenerativa delle foreste di conifere e configurare diversi scenari basati sia sul tasso di produzione dei semi che su quello di precipitazione.
Tutti gli scenari presi in esame mostrano come il 42% dell’area dei 19 incendi del periodo 2004-2012 è stimato non avere una rigenerazione naturale. Nel caso di un secolo particolarmente secco la percentuale è destinata ad aumentare fino al 51,9% (qualora la produzione dei semi sia particolarmente bassa). Il peso dei cambiamenti climatici è quindi non secondario, e a farne le spese saranno soprattutto (in base a questo modello) le specie che si trovano alle latitudini più basse, ragion per cui l’intervento umano si rivela quindi fondamentale.
Secondo il report diffuso dalla campagna del WWF ReNature Italia all’inizio di marzo, ripristinando 350 milioni di ettari di foreste entro il 2030 si potrebbe generare un beneficio economico di circa 140 miliardi di euro. Ciò non solo porterebbe all’assorbimento di cinque miliardi di CO₂ (che mitigherebbe l’impatto dei cambiamenti climatici), ma aiuterebbe anche a combattere il dissesto idrogeologico (mettendo in sicurezza i bacini idrici, per esempio) e a incrementare la produzione agricola. Sostenere e/o partecipare ad iniziative di rimboscamento (come quella del Comune di Caselette per il Musiné) può essere un ottimo primo passo in questa direzione.
Ricordiamo che chi intende aderire alla Raccolta Fondi può effettuare un versamento tramite Bonifico con causale: “Aiutiamo il Musinè”. Conto corrente intestato al Comune di Caselette presso Unicredit S.P.A. – Agenzia di Alpignano (IT43T0200830040000101826172).