Il piano strategico dei vaccini Covid
Saranno 202 milioni di dosi di vaccino anti-Covid quelle disponibili dal primo trimestre 2021: lo prevede il piano vaccinale illustrato dal ministro.
“Dal piano strategico che illustro oggi in Parlamento – ha precisato Speranza – deriverà poi un piano esecutivo che sarà adeguato permanentemente sulla base dei processi autorizzativi delle agenzie regolatorie e della conseguente, effettiva disponibilità dei vaccini. Ho sempre pensato che la scienza ci avrebbe portato fuori da questa crisi. Ancora è presto e – lo ribadisco – serve cautela, ma si vede finalmente la luce in fondo al tunnel. Al momento non è intenzione del Governo disporre l’obbligatorietà della vaccinazione. Nel corso della campagna valuteremo il tasso di adesione dei cittadini. Il nostro obiettivo è senza dubbio raggiungere al più presto l’immunità di gregge”.
Entrando nel dettaglio “l’acquisto del vaccino – ha affermato il ministro – è centralizzato e verrà somministrato gratuitamente a tutti gli italiani. Il vaccino è un bene comune, un diritto che va assicurato a tutte le persone, alle donne e agli uomini, indipendentemente dal reddito e dal territorio nel quale ciascuno vive o lavora; nessuna diseguaglianza sarà ammissibile nella campagna di vaccinazione”. “L’Italia ha opzionato 202.573.000 dosi di vaccino, che rappresenterebbero una dotazione sufficientemente ampia per poter potenzialmente vaccinare tutta la popolazione e conservare delle scorte di sicurezza. Con le conoscenze oggi a nostra disposizione è molto probabile che saranno necessarie due dosi per ciascuna vaccinazione, a breve distanza temporale. Va inoltre ricordato che non vi è ancora evidenza scientifica sui tempi esatti di durata dell’immunità prodotta dal vaccino. La scelta compiuta anche in questo caso è ispirata al principio di massima precauzione. Abbiamo sottoscritto, infatti, in quota parte, per la parte che riguarda l’Italia, pari al 13,46 per cento, tutti i contratti che l’Unione europea ha formalizzato. Non vogliamo correre neanche il più piccolo rischio di non poter disporre di un vaccino autorizzato prima di altri o che dovesse risultare più efficace, in conseguenza della scelta di non partecipare ad una delle acquisizioni stipulate dall’Unione europea. Non abbiamo mai esercitato il diritto di opting-out che era previsto dagli accordi europei”.
Sulle categorie da vaccinare in via prioritaria nelle fasi iniziali il ministro ha spiegato “Prima categoria: gli operatori sanitari e socio-sanitari. Lavorando e operando in prima linea, essi hanno un rischio più elevato di essere esposti all’infezione da Covid-19 e di trasmetterla a pazienti suscettibili e vulnerabili in contesti sanitari e sociali. Difendere questi professionisti in prima linea aiuterà a mantenere la resilienza del Servizio sanitario nazionale. Seconda categoria: residenti e personale dei presidi residenziali per anziani. Un’elevata percentuale di residenze sanitarie assistenziali è stata gravemente colpita dal Covid-19; i residenti di tali strutture sono ad alto rischio di malattia grave a causa dell’età avanzata, la presenza di molteplici comorbilità e la necessità di assistenza per alimentarsi e per altre attività quotidiane.
Pertanto, sia la popolazione istituzionalizzata sia il personale dei presidi residenziali per anziani devono essere considerati ad elevata priorità per la vaccinazione. Terza categoria: persone in età avanzata. Un programma vaccinale basato sull’età è generalmente più facile da attuare e consente di ottenere una maggiore copertura vaccinale. È anche evidente che un programma basato sull’età aumenti la copertura anche nelle persone con fattori di rischio, visto che la prevalenza di comorbilità aumenta con l’età. Questo gruppo di popolazione rappresenta, quindi, un’altra priorità assoluta per la vaccinazione”.
Con l’aumento delle dosi ha riferito Speranza “si inizierà a sottoporre a vaccinazione le altre categorie di popolazione, tra le quali quelle appartenenti ai servizi essenziali quali anzitutto gli insegnanti e il personale scolastico, le Forze dell’ordine, il personale delle carceri e dei luoghi di comunità”.