Cronache

Cosa sta succedendo negli Stati Uniti d’America?

di Carlo Cumino

A molti giorni dalla conclusione delle elezioni presidenziali americane poco o nulla è cambiato rispetto a quando lunedì scorso Joe Biden è stato proclamato vincitore e Donald Trump ha dato via alla sua campagna contro “i voti illegali” arrivati via posta, dando il via ad una serie di azioni legali tramite i suoi avvocati guidati dall’ex-sindaco di New York Rudy Giuliani.

Sebbene il riconteggio dei voti negli ultimi giorni abbia confermato a Biden i Grandi Elettori di stati quali Pennsylvania e Georgia (consegnando invece ai repubblicani l’Alaska), l’attuale inquilino della Casa Bianca continua a postare tweet al vetriolo (prontamente censurati dal social network) ribadendo la sua volontà di non concedere la vittoria, consuetudine che in America segna ufficiosamente la fine del periodo elettorale), suscitando malumori anche all’interno della sua stessa amministrazione.

Nei giorni scorsi gli avvocati del tycoon hanno dato il via a diverse azioni per contestare i voti sia verso le autorità elettorali dei singoli stati per poi spostarsi verso la Corte Suprema, dando il via ad un cammino in salita. Ogni stato degli USA possiede una propria legge in materia di riconteggio dei voti, cosa che rende impossibile un riconteggio all’interno di tutti gli stati interessati (a tutt’oggi sono pochi i voti effettivamente contestati). Per quanto riguarda i ricorsi degli avvocati, sono stati pochissimi quelli accettati.  Il Presidente continua a minacciare un ricorso alla Corte Suprema, ma esso viene permesso solo come ultima istanza, a seguito delle sentenze dei tribunali federali. Inoltre, malgrado la maggioranza repubblicana, difficilmente l’Alta Corte voglia assumersi una responsabilità politica elevata come la decisione del presidente al posto di cittadini ed Elettori.

Altro ostacolo non da poco per i legali Trump è il tempo: le azioni legali (sia verso i tribunali statali che verso la Corte) devono essere portate a termine entro l’8 di dicembre (giorno in cui gli Stati scelgono i propri Grandi Elettori), poiché per il 14 è prevista la convocazione del Collegio Elettorale per convalidare (insieme alla Camera dei Rappresentati) Presidente e vice-presidente eletti.

Malgrado ciò, è il rifiuto dell’attuale Presidente di voler concedere la vittoria continua però ad essere l’elemento più pericoloso. Le parole e lo stile di Trump continuano ad aumentare il divario fra le varie anime di una nazione profondamente eterogenea – e che negli ultimi mesi si trova ad affrontare le più gravi crisi politiche e sociali della sua storia – trascinandola in quella che sembra una campagna elettorale permanente.

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