Ambientalisti coi sacchetti degli altri
di Pier Paolo Soncin
Uno dei temi che a ragione potrebbero far parte della prossima campagna elettorale e che invece, al pari di altri come per esempio il disarmo, ne sarà completamente escluso, è quello della tutela dell’ambiente. La sua scomparsa dai radar della politica “parlata”, lo scarso interesse per il tema dei rifiuti e della loro gestione, la perdita di interesse per le energie rinnovabili, il poco appeal per il global warming ai tempi di Trump, è ampiamente dimostrata dalla surreale discussione scatenata soprattutto sui social network (che ancora una volta si sono dimostrati del tutto inadeguati a far comprendere le cose) sull’utilizzo dei sacchetti biodegrabili che ha caratterizzato i primi giorni dell’anno. La norma, che prende spunto da una direttiva europea e la applica in modo rigido e preciso, è stato adottata dal Governo già diversi mesi fa ed è entrata in vigore dal primo gennaio. Non sto a raccontarne il merito perché è ben noto. Osservo come tra una bufala anti renziana e l’altra, nessun politico di primo piano abbia sentito il dovere di spiegare l’importanza di un simile provvedimento e di come, segnalando il costo dei sacchetti sullo scontrino (come se prima ce li regalassero!) si cerchi di responsabilizzare il consumatore a fare un uso consapevole delle risorse e dell’ambiente. Qualcuno ha ricordato che proprio i sacchetti di plastica sono i maggiori responsabili dell’avvelenamento dei mari. Una volta la politica serviva ad orientare i giudizi delle persone. Oggi li rincorre. E risultati sono sotto gli occhi di tutti.