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Fine di una legislatura incompiuta

Di Umberto D’Ottavio

Una legislatura che ha legiferato moltissimo (e anche bene) ma che si percepisce come un’incompiuta, secondo me.
Nonostante le molte cose fatte sul piano legislativo ed economico e nonostante oggi si stia oggettivamente meglio di come si stava nel 2013, la percezione (sentimento sopravvalutato ma ormai giudice indiscusso dei destini politici e non del mondo contemporaneo) è che, nel migliore dei casi, sia cambiato poco o nulla.
Quindi, mentre è atteso a giorni il decreto di scioglimento delle Camere che sancirà la fine di questa legislatura, nonostante molte cose sono state fatte, molte cose sono cambiate, ma la percezione dei più è che invece non sia cambiato nulla e che, forse, si stia pure peggio di prima. E questo vale un po’ per tutto.

Guardiamo il lavoro. Oggi ce n’è di più di 5 anni fa ma non basta ad autorizzare nessuno a rivendicare che ormai il problema disoccupazione sia stato eliminato. Anzi.

Così per le risorse economiche per la scuola, la sanità, i servizi sociali, i comuni Ce ne sono di più , ma nei fatti la sensazione, è che le casse siano sempre prossime al fondo raschiato del barile.

E sul piano legislativo? Di leggi ne sono state fatte tante. Dal jobs act alla buona scuola, passando per gli 80 euro e tutti i bonus del mondo (i quali, comunque la si pensi, sono soldi in più nelle tasche degli italiani). E poi il reddito di inclusione, l’eliminazione dell’Imu e di Equitalia, il divorzio breve, il servizio civile, le unioni civili, la riforma del cinema e dell’audiovisivo, il tetto ai super stipendi nella PA e via dicendo…ma la percezione è che non si sia fatto nulla di così importante da autorizzare alcuno a dire “Oggi stiamo meglio di prima”, tant’è che chi ci prova prende più sberleffi che applausi.

Insomma, questi cinque anni, con tre governi, in qualche modo provvisori e senza una maggioranza sancita dalle urne, sembrano essere passati senza che sia cambiato nulla.

Chi guardi alla realtà senza veli e pregiudizi, sa bene che così non è, e che l’Italia del 2013 stava molto peggio di quella di oggi…ma non c’è nulla da fare, questa legislatura è nata male e fin dall’inizio si è portata appresso il marchio di una sinfonia un po’ stonata e anche incompiuta.
Emblema di ciò è stato il referendum del 4 dicembre 2016, la rivoluzione mancata o l’occasione sprecata.
Ma, secondo me, guai a tornare indietro e smettere di continuare a cercare di cambiare in meglio il nostro Paese!
Il rischio è di buttare via un lavoro fatto che ha aperto una strada per un cambiamento concreto. Tutti i sondaggi dicono che il PD pagherà questa situazione di cui si è assunto piena responsabilità.
Io penso, invece, che proprio per questo vada premiato, ma dovremo spiegarlo anche a quei cittadini italiani che non hanno “percepito” il senso di tanto impegno.

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