Raccontarsi
di Chiara Lovera – Psicologa e Psicoterapeuta
“E così ognuno cerca una casa, un rifugio per sè.
E io mi cerco sempre un paio di parole”
Hetty Hillesum
Il desiderio di narrare storie è un desiderio che nasce con l’umanità. L’essere umano ha bisogno di raccontarsi e le storie sono dappertutto, cambiano le modalità con cui vengono narrate ma ugualmente possono esprimere tutta la forza di chi le racconta. Pensiamo alla letteratura, al teatro o al cinema ma anche all’attrazione di molte pubblicità, di seguite serie televisive o alla funzione dei social nel diffondere i così detti microcontenuti . Cambia il nostro modo di avvicinarci e di consumare contenuti ma rimane inalterato il nostro bisogno di nutrirci di narrazioni.
Avete mai notato il piacere dei bambini di ascoltare e riascoltare una storia o l’euforia che li anima nello scoprire di essere capaci a collegare, per esempio, le lettere di un’insegna vista per la strada?
Imparando a parlare – in seguito a leggere e scrivere – diventiamo capaci di padroneggiare il linguaggio e con esso la realtà.
Le parole se da un lato definiscono e limitano la realtà, dall’altro ci permettono di riconoscerla e di possederla dandole un senso emotivo, culturale e temporale.
E’ possibile affermare che le storie siano un vero e proprio cibo per la mente che organizza l’esperienza, ne ricostruisce il significato e la trasforma donandole senso e ordine.
Poco importa che si tratti di storie inventate o storie realmente accadute; ci sono studi che dimostrano come l’attivazione a livello cerebrale sia la stessa e quando viviamo un’esperienza in prima persona e quando la riviviamo attraverso una narrazione, con essa possiamo apprendere le soluzioni con cui affrontare una determinata situazione, immaginarci nel futuro.
Il racconto è testimonianza. Antidoto alla negazione a livello individuale e collettivo.
Gli eventi traumatici, il dolore e la sofferenza sono spesso storie proibite, mine vaganti che necessitano di detonare la loro potenza attraverso la narrazione e diventando storie permesse ricollocarsi all’interno di un ordine temporale e di significato emotivo e cognitivo.
Daniel Goleman* scrive: “Se riesci a tradurre in parole ciò che senti, ti appartiene”.
*Daniel Goleman (7 marzo 1946) è uno psicologo, scrittore e giornalista statunitense, ha collaborato con il New York Time. E’ autore del bestseller mondiale : “Intelligenza Emotiva”