COME AFFRONTIAMO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE?
C’è una conclamata crisi globale, europea, nazionale e locale che sta colpendo duramente l’industria dell’automobile, soprattutto quella più tradizionale, ancorata ai motori endotermici. Nel pieno della transizione elettrica e produttiva si affrontano situazioni molto preoccupanti e per certi versi inedite come l’annuncio della chiusura di stabilimenti Volkswagen e Bosch in Germania, Michelin e dell’indotto Stellantis in Francia e Italia, Lear, Te Connectivity nella nostra zona, accompagnati dalla vendita senza condizioni della Comau. In Italia, lo strumento della Cassa Integrazione Guadagni, – un istituto nato dalla crisi del tessile negli anni ’70, sperimentato la prima volta nel sostegno reddituale delle maestranze del Cotonificio Leumann di Collegno -, consente di ritardare il grande crollo, ma i numeri delle vendite di autoveicoli, la concorrenza asiatica e le proiezioni della produzione impongono azioni veloci ed efficaci per evitare licenziamenti di massa, chiusure drastiche e la dispersione di sapere e di saper fare che hanno caratterizzato lo sviluppo industriale italiano e che potrebbero rappresentare il ponte verso la nuova epoca ecologica e digitale. Possiamo aspettare le decisioni di Stellantis orientate da tatticismi di comodo, come la sede olandese e gli incentivi dei diversi Paesi coinvolti?Possiamo attendere l’arrivo condizionato di un produttore cinese rischiando la desertificazione o la delocalizzazione tecnologica?
Dobbiamo aspettare gli esiti che stiamo registrando nel settore degli elettrodomestici, il cosiddetto “bianco” con Beko e la rapina tecnologica collegata? Cosa serve ancora per smascherare la truffa politica, ideologica e fattuale del fantomatico Ministero del Made in Italy? Un Governo nazionale responsabile, accompagnato dalle Regioni maggiormente coinvolte, dovrebbe metter da parte la falsa retorica nazionalista e autonomista per sperimentare intenzionalmente strategie concrete e coordinate di politica industriale, anche per tentare di uscire in qualche modo da questo tempo di “stagflazione” che unisce l’aumento dei prezzi (inflazione) con la mancanza di crescita dell’economia reale (stagnazione). Dalla Zona Ovest nasce una proposta naturale, che emerge dall’osservazione e dall’evoluzione dei settori aerospace/meccanica/meccatronica/automotive del nostro territorio, sedimentata in oltre un secolo di collaborazioni e contaminazioni tecnologiche e operative: chiedere con urgenza a Leonardo e al mondo Finmeccanica/Fincantieri, in bolla espansiva anche per gli ordini militari, di capeggiare e finanziare con il supporto delle banche, progetti automotive, come iniziativa industriale innovativa (come lo è stata il fenomeno Tesla), anche per pungolare e sollecitare Stellantis e gli operatori cinesi a considerare il valore e le potenzialità della filiera italiana e piemontese in particolare.
È ora di reclamare azioni di sistema, concertate e consapevoli, per reagire ai gravissimi rischi di deindustrializzazione colpevole per il nostro territorio, per l’Italia manufatturiera e per un’Europa culla dei diritti del lavoro, che sappia rappresentare un modello per le sfide sociali, ambientali ed economiche.