È tempo dei costruttori
“È il tempo dei costruttori” era l’auspicio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno 2020, ripreso dal Sindaco Lo Russo appena eletto.
Mercoledì 15 giugno, presso i locali della Fondazione Piazza dei Mestieri, Stefano Lo Russo, Sindaco della Città di Torino, e Giovanni Quaglia, Presidente della Fondazione CRT, sono stati i grandi protagonisti dell’incontro “È il tempo dei costruttori per il futuro dell’Italia”, dibattito organizzato da CDO e Associazione Nuova Generazione, e moderato da Felice Vai, presidente di CDO, durante il quale, a partire da 7 grandi personaggi della storia, il pubblico è stato accompagnato in una profonda analisi dei tempi moderni.
Ecco il racconto, come buon auspicio per l’estate che ci apprestiamo a vivere e come saluto dalla rubrica, che va in vacanza nel mese di agosto!
Cosa vuol dire essere costruttori? L’introduzione di Giuseppe Calabrese chiarisce subito l’obiettivo dell’incontro. Non come mera esortazione, ma come posizione davanti alla realtà. Ecco allora che i 7 personaggi che guidano la narrazione diventano gli aspetti su cui anche il nostro tempo si dovrebbe soffermare: “Quale contributo?” “Quale eredità?”
Partendo da De Gasperi, e il focus sulla internazionalizzazione, Il Sindaco Lorusso e Giovanni Quaglia collocano questa posizione nei tempi moderni: come ricostruire un sentire comune e rifondare un’Europa meno tecnocratica? “Stiamo assistendo ad una invasione (in riferimento alla guerra Ucraina/Russia), che forse in fondo al cuore non credevamo possibile e che mette in evidenza la debolezza delle istituzioni e anche in discussione il sistema valoriale occidentale. Mettere in discussione alcuni paradigmi rivedendo il modello Europa vuol dire immaginare più efficacia, magari istituendo un comitato di Paesi promotori per accompagnare i processi di integrazione, per evitare che vengano erose le fondamenta del nostro essere cittadini europei, un rischio grande, che si autoalimenta anche per via delle crisi economiche ed energetiche in atto”.
E poi Einaudi, sul tema della libertà in economia, fornisce una rilettura su disoccupazione e inflazione come problemi endemici del nostro Paese, tra liberalismo e presenza dello Stato in economia, dove la ricerca dell’equilibrio necessario per uno sviluppo equo e solidale, è ancora sfida attuale su cui il Sindaco dice: “Questo è il quesito del ‘900, su cui si è divisa la storia della Repubblica, ed è una posizione che non può essere ideologica e stabile, non può esistere una ricetta uguale e sempre adatta. Il recovery è un intervento pubblico per rilanciare l’economia e a mio avviso questo è il momento dell’intervento pubblico, perché strutturale. Ma il punto di equilibrio deve essere sempre dinamico, con una base programmatica per la risoluzione dei problemi. La politica deve avere un approccio al bene comune non ideologico o ancorato a schemi”.
Attraverso lo sguardo di Calamandrei sulla stabilità di governo, la domanda a cui risponde il Prof. Quaglia è:” Una forma di governo stabile può nascere senza onestà da parte di tutti gli attori coinvolti?”
“La stabilità permette lo svolgimento sereno del lavoro delle istituzioni e i sistemi elettorali possono migliorare o peggiorare la stabilità della democrazia ma la democrazia per poter operare nel tempo deve essere agganciata a valori di riferimento forti: centralità della persona, della comunità, per non lasciare vuoti, trasformando spazi in luoghi”.
Aldo Moro permette una riflessione sull’amore per la democrazia, Pasolini e del Noce l’amore per il popolo.
Su questo, al Prof. Quaglia viene chiesto come poter costruire nuovamente sintonia e simpatia per la politica. La sua risposta rimette in luce la dignità della politica, che è nobile quando serve la polis, quando dimostra di amare il popolo. E come riaccendere nei giovani questa partecipazione? “Chi ha qualche responsabilità deve recuperare il senso del dialogo, è una strada più complessa ma è certamente la più sicura, rispettosa e stabile. Citando il vecchio fratello Enrico, -chi governa deve convincere, le mete non basta che siano buone, ma devono essere anche appetibili a fronte del sacrificio. Condurre deve implicare una visione e una prospettiva, attraendo e non sospingendo-”.
E poi ancora Peyron sul bene comune: su questo tema CDO Piemonte e Associazione Nuova Generazione si interrogando da tempo e questo percorso di approfondimento sui costruttori dell’Italia del passato ha permesso di puntualizzare antiche domande rendendole di nuovo attuali, ricordando anche l’invito di Sergio Mattarella, come tra l’altro nei fatti attuali ben evidente, a non rendere “sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte”.
Il video dell’incontro “È il tempo dei costruttori per il futuro dell’Italia”