Tutto da ripensare
Il nuovo incombe: riusciamo a coglierne i segni, non sempre a prevederne gli effetti.
Non è la prima volta che l’umanità affronta una pandemia, ma questa è la prima in un’epoca in cui tutto è diverso: la popolazione mondiale è, oggi, 7,85 miliardi di persone; le città non sono mai state così densamente popolate; gli spazi non colonizzati dall’uomo si sono ridotti; la velocità e l’intensità degli spostamenti nel XXI secolo sono ben diversi, per esempio, dall’epoca della Peste Nera.
La situazione, inedita, ci porta a rivedere concetti che ritenevamo scontati: il rapporto fra libertà individuale e responsabilità sociale; fra libertà di opinione e censura; fra sicurezza sanitaria e prossimità sociale.
Il nuovo incombe nel cambiamento climatico. Il processo è in atto, ma non siamo in grado di valutarne in pieno gli effetti. Pensiamo ad esempio alle migrazioni: fenomeni già visti nella storia, per cause conosciute, alle quali si aggiungeranno i migranti per cause climatiche, sempre più numerosi. Aumenteranno le tensioni e i conflitti oppure occorrerà ridefinire concetti quali l’inviolabilità dei confini, il diritto alla proprietà, la distribuzione delle risorse naturali.
Il nuovo incombe e noi istintivamente cerchiamo di resistere, adottando delle strategie difensive.
Resistenza che ha significato, per esempio, il prevalere di interessi di gruppi o di nazioni che hanno portato al compromesso deludente del Cop26, a discapito della nostra stessa sopravvivenza e del nostro futuro. Non è stato messo in discussione il rapporto fra uomo e natura, che rimane «oggetto» utilizzabile e dominabile. Resiste perché proprio quel rapporto ha determinato l’evoluzione del capitalismo globale dalla rivoluzione industriale fino a oggi.
Ancora più radicate sono le resistenze cognitive.
Ogni volta che si presenta qualcosa di nuovo, il nostro primo impulso è di ricondurlo a uno scenario conosciuto. «Scoprire il Nuovo Mondo era un’impresa ben difficile, come tutti abbiamo imparato. Ma ancora più difficile, una volta scoperto il Nuovo Mondo, era vederlo, capire che era nuovo, tutto nuovo, diverso da ciò che ci s’era sempre aspettati di trovare come nuovo. E la domanda che viene naturale di farsi è: se un Nuovo Mondo venisse scoperto ora, lo sapremmo vedere?» (Italo Calvino, «Com’era nuovo il Nuovo Mondo», Collezione di sabbia, Mondadori 2017).
Il nuovo incombe. La pandemia, il climate change, le rivoluzioni tecnologiche e digitali ci impongono e ci sfidano a uscire dal conosciuto e riconoscere il Nuovo Mondo, alla ricerca di un quadro che, mutuando le parole del filosofo Luciano Floridi, potremmo chiamare un nuovo «design concettuale».