L'intervista della domenica

Papa Francesco e le unioni civili: intervista a Paolo Furia

di Chiara Barison

Forse strumentalizzate dai più, le parole del Pontefice emerse dal documentario “Francesco” realizzato dal regista russo Evgeny Afineevsky hanno riacceso i riflettori su un dibattito da sempre spinoso: il riconoscimento delle unioni civili da parte della Chiesa cattolica. Delle varie implicazioni di un’apertura della religione al riconoscimento spirituale delle unioni omosessuali abbiamo discusso con Paolo Furia, segretario PD Piemonte.

In che modo le parole del Papa possono avere delle conseguenze sui diritti della comunità LGBTQ+?

Si tratta di parole importanti perchè mi sembra che nel cattolicesimo tanti fossero già approdati a posizioni aperte nei confronti delle unioni civili. Si tratta di una questione dibattuta in politica: il fatto che il Papa si sia schierato verso una parte più progressista è molto importante soprattutto per i credenti appartenenti alla comunità LGBTQ+ che nel tempo hanno sofferto per la chiusura della Chiesa cattolica sul tema.

L’accettazione delle unioni civili da un punto di vista religioso può incidere anche sulla libertà del resto delle persone non omosessuali?

Indubbiamente sì. Bisogna però precisare che lui non stava facendo un discorso politico. Ha parlato dei diritti degli omosessuali ad avere una famiglia che li ami e li accetti. Purtroppo in alcuni ambienti familiari l’orientamento sessuale è ancora stigmatizzato e vissuto con vergogna. In un certo senso le parole del Pontefice portano ad un riscatto per tutti a poter rivendicare ciò che si è senza vivere nella menzogna. Questo non vale solo per l’orientamento sessuale ma in tutte le situazioni in cui qualcuno ci chiede di essere ciò che non siamo.

Nonostante le statistiche dicano che il 70 per cento degli italiani non sia credente, come mai gli episodi di violenza nei confronti degli omosessuali non rispecchiano questa percentuale?

Credo che non ci sia un rapporto proporzionale tra forza della Chiesa e diffusione di atti omofobi. Anzi, un vissuto religioso autentico implica un certo rispetto della persona nella sua unicità e individualità. Penso che sia proprio l’indebolimento della Chiesa come luogo di mediazione della cultura ad aver lasciato le persone più sole di fronte alla violenza e all’intolleranza.

Cosa manca alle unioni civili così come sono state configurate legislativamente?

Manca il riconoscimento della stepchild adoption. In questa direzione però ci viene incontro la giurisprudenza europea che tende a riconoscere i figli biologici di un solo membro della coppia omosessuale come figli di entrambi. Molti Paesi la riconoscono quindi, per essere ottimisti, si spera che l’Italia si adegui a questa tendenza. La discussione è molto ampia e deve essere fatta non solo a livello politico ma soprattutto sociale così come è stato negli anni ’70 per divorzio e aborto.

Per il resto l’unione civile è molto simile al matrimonio civile: sono analoghi i diritti di successione, di assistenza del malato, sul patrimonio.

Cosa vuol dire essere omosessuale oggi in Italia e quali sono le differenze tra uomini e donne?

Da un punto di vista giuridico non c’è nessuna differenza perchè le unioni civili si applicano ad entrambi. Da un punto di vista culturale è diverso il punto di partenza. Il maschio deve fare i conti con il modello dello sciupafemmine di successo. Per la donna c’è una difficoltà aggiuntiva, ossia il tema del genere: ci si aspetta che procrei e stia a casa. In più la donna in quanto tale, a prescindere dal fatto che sia lesbica, si deve destreggiare in una società che predilige la carriera lavorativa dell’uomo. Le viene affidata naturalmente la funzione di cura del bambino o dell’anziano riducendo oggettivamente le possibilità di intraprendere una carriera politica o lavorativa. Non è chiaro perchè non possa essere attribuita un’equivalente responsabilità di cura all’uomo. In questo senso è stato fatto un passo avanti nella scorsa legislatura con l’aumento dei giorni di paternità a disposizione.

Diritti della comunità LGBT e diritti delle donne: cos’hanno in comune del dibattito politico di oggi?

Nella storia d’Italia la cultura maschilista ha permeato tutti gli aspetti della vita politica e sociale. Non si chiede di equiparare uomini e donne ma di garantire pari diritti e dignità nel segno della piena attuazione dell’art. 3 della Costituzione. La carta costituzionale è più avanzata della nostra società e non presenta tracce del machismo sul quale siamo stati modellati.

L’educazione di genere sin dall’infanzia può cambiare le cose?

La politica dovrebbe ascoltare gli esperti in questo ambito. Penso che a partire dalle elementari in poi sia necessario insegnare gli elementi di educazione sentimentale e sessuale. La prima perchè il bambino deve apprendere poco alla volta la complessità dei sentimenti in un rapporto d’amore per non confonderlo con il possesso, che porta poi alla violenza. La seconda perchè in modo proporzionato all’età è corretto che i bambini siano bene informati dei rischi connessi all’attività sessuale, tra cui le malattie sessualmente trasmissibili.

A proposito di malattie sessualmente trasmissibili, in Italia si parla sufficientemente di AIDS?

Ci sono tantissime malattie sessualmente trasmissibili molto meno gravi dell’HIV ma che possono generare altrettanto stigma sociale. Tra i ragazzi che iniziano ad avere una vita sessuale, coloro che si rivolgono ai centri in cui è possibile effettuare screening sono molto pochi. È necessario garantire un accesso semplice, gratuito e anonimo alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili superando vergogna e tabù.

Condividi

Un pensiero su “Papa Francesco e le unioni civili: intervista a Paolo Furia

  • Amelia Andreasi

    Un’intervista che sa cogliere in profondità gli aspetti culturali dell’arretratezza legislativa. Il segretario Furia si presenta sempre più per quello che è: un vero intellettuale (gramsciano)

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *