Una riflessione doverosa sui fatti accaduti a Napoli: quando la fame spaventa più del virus
di Athena Pesando
Negli ultimi giorni le home dei vari social network si sono riempite di video e commenti riguardanti i fatti avvenuti a Napoli: per chi non lo sapesse c’è stata una protesta scaturita a seguito delle restrizioni imposte da Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania.
L’idea era inizialmente nata dai piccoli commercianti e ristoratori che volevano condurre un corteo pacifico per mettere in luce i disagi e le difficoltà che le ordinanze regionali avrebbero portato. “Io non volevo stare qua, volevo stare a lavorare – dice un manifestante rivolgendosi a un poliziotto, per prendere le distanze dagli atti violenti compiuti da alcuni presenti, in un video – ho una piadineria a Pozzuoli, ho chiuso la cassa stasera, sapete quanto ho incassato? Venticinque euro”.
A questa presa di posizione, civile e motivata, purtroppo, si sono aggiunti esponenti di forze politiche di estrema destra e persone con precedenti, che hanno devastato la città provocando scontri con le forze dell’ordine. Gran parte del web è insorto condannando la violenza, credo però che ridurre il tutto a “la violenza è sbagliata” sia perlomeno superficiale. Ovviamente la violenza è sbagliata e condannabile, ma la manifestazione non avrebbe dovuto essere violenta, è stata strumentalizzata da terze persone.
“A Napoli è successa una cosa semplice: sono state introdotte da De Luca misure di chiusura per certe attività commerciali senza prevedere compensazioni economiche. Per cui alcuni commercianti, soprattutto del mondo di bar, ristoranti e pizzerie, da giorni hanno incominciato a muoversi, per cercare di ottenere o che queste misure vengano ritirate, o che vengano dati dei sussidi” scrive Salvatore Prinzi, coordinatore nazionale di Potere al Popolo che era in piazza quella sera “Sulle bacheche già è partito il classico confronto fra la sinistra più “rosa”, che stigmatizza la piazza disprezzandone i partecipanti e la sinistra più incazzata che esalta gli scontri mitizzando i soggetti che li fanno. Un confronto che ha anche un po’ stancato, per il semplice motivo che riguarda una nicchia e non produce nulla nella realtà”.
In alcuni commenti agli articoli che parlano della vicenda viene fuori la solita diatriba “nord contro sud” con persone che ironizzano sul fatto che sia successo a Napoli e non, ad esempio, a Milano e persone che prontamente rispondono dicendo che la fame è fame ovunque e che presto saranno in molti a protestare quando si vedranno mancare il piatto a tavola. Anche Vittorio Feltri, fondatore di Libero, ha preso le parti dei manifestanti “Il caos di Napoli? Il pericolo del covid è fortissimo, ma quando è in pericolo anche mettere insieme il pranzo e la cena, diventa difficile fare una scelta. Bisogna capire la gente di Napoli, Quando uno ha bisogno di mangiare perché ha fame, sfida anche il covid”.
Le posizioni in merito dunque sono varie, probabilmente nessuno ha la soluzione in tasca di fronte a questioni sociali così delicate, di sicuro però è doverosa quantomeno una riflessione: non si muore solo di coronavirus, come si può fare per evitare vittime, sanitarie ma anche economiche, di fronte a questo periodo storico così difficile?