Italia zona rossa

1854: miracolo a Collegno

di Davide Morra*

Nel corso dell’ottocento, diverse ondate epidemiche di Colera interessarono l’Europa e anche il regno Sardo-Piemontese non fu risparmiato. Nel 1854, in Piemonte ed a Torino, fece nuovamente la sua  comparsa il così detto  “morbo asiatico” ovvero una forma di colera molto aggressiva. Il 12 agosto 1854 il Sindaco Luigi Valetti, unitamente a Chiarle Stefano e Robbio Medico Giò , procedettero come consiglieri delegati ad alcune “perlustrazioni” in tutte le botteghe, luoghi e corti frequentati dai  collegnesi. Lo scopo dei controlli era quello di evitare la diffusione del morbo e fare  immediatamente trasportare lontano dal centro abitato e poi distruggere tutte quelle “materie ritenute nocive della pubblica salute”.

Durante le minuziose perlustrazioni i consiglieri delegati visitarono l’albergo “ del Leone d’Oro ”di proprietà della Sig.ra Teresa Druetti. Rinvennero nella cantina due botti contenenti vino di dubbia qualità. I consiglieri procedendo all’analisi del vino si accorsero che questo era “guasto”. Dopo aver nominato una commissione di periti giurati, il Consiglio e la Giunta comunale  all’unanimità deliberano che “nell’interesse della pubblica salute il vino fosse immediatamente gettato nella Dora.”

La malattia ormai iniziava a diffondersi rapidamente, due giorni dopo, il 26 agosto iniziò a funzionare il lazzaretto, il primo ad entrarvi fu Baudino Francesco di professione merciaio ambulante, nativo di Rivarolo Canavese che entrò il 24 settembre 1854 e morì lo stesso giorno alle undici di sera.  Nonostante si vivesse con l’angoscia di essere contagiati dal letale morbo, la gestione amministrativa dell’ospedale locale fu curata nei minimi dettagli e aggiornato quotidianamente l’elenco dei ricoverati. Nel lazzaretto – dall’apertura sino al 18 ottobre 1854 data dell’ultimo ricovero-  furono ricoverate 58 persone, ne morirono 32 persone e 26 lasciarono il lazzaretto convalescenti. L’ospedale cessò la sua funzione il 22 ottobre del 1854 quando fu dimessa convalescente una certa Giaj Margherita di anni 32 di professione filatrice.

Ai degenti fu garantita una continua assistenza da parte di un improvvisato personale infermieristico. Un aiuto fondamentale lo diedero le Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli presenti a Collegno. Secondo il memoriale stilato da Don Luigi None – Priore di Collegno –  durante l’epidemia  di quell’anno Suor  Giustina Astorri Superiora della Casa Suor Maria Martinengo maestra della 2° Classe elementare e Suor Vincenza Gilardini maestra della 1° Classe elementare assistevano sia i malati isolati nel lazzaretto municipale sia quelli sia erano rimasti nelle case private e “……… riscossero l’ammirazione e gratitudine universale… anche dai più accaniti loro acerrimi nemici…………”. Suor Giustina Astorri  fu anche “la superiora” del lazzaretto. Esaminando “il registro di tutte le minute spese..” emerge che Suor Giustina era colei che coordinava tutti gli acquisti necessari per mantenere sempre funzionale il lazzaretto. La Gazzetta del Popolo – quotidiano notoriamente anticlericale –  elogiò l’operato delle  Suore collegnesi in un articolo comparso il 11 ottobre 1854.

Il personale infermieristico laico invece era composto di tre uomini  e 27 giovani donne  Collegnesi. Don None scriveva a proposito delle donne che avevano prestato servizio nel lazzaretto : “… molte figlie di Collegno […] nel fior della loro età e robustezza non esitavano ad esporre anche esse la loro vita al pericolo per assistere li infermi nel lazzaretto senza retribuzione alcuna ancorché tutte fossero povere, e ricavano la loro sostentazione quotidiana alcune dal lavoro della campagna e la maggior parte nel lavoro dei filatoi.   

Di queste neppure una contrasse il morbo quantunque fossero sempre a contatto con gli infermi.

In queste settimane ed in particolare in questi giorni, questa pagina di storia collegnese è più che mai attuale, nel 1854, come oggi, la Comunità Locale dovette affrontare un’epidemia simile a quella odierna, spicca però un valore comune sia ieri che oggi: lo spirito di servizio gratuito e spontaneo dei collegnesi per gestire le emergenze e portare soccorso ed aiuto ai propri concittadini …. un patrimonio di inestimabile valore sociale.

*storico e consigliere comunale di Collegno

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *