Pentenero: per la scuola non basta cambiare ministro
Athena Pesando
In queste ultime settimane si è parlato molto delle dimissioni del ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Lorenzo Fioramonti (42 anni, Movimento 5 stelle) avvenute il 23 dicembre e già sostituito. Egli stesso ha spiegato le motivazioni del suo gesto tramite un post su Facebook: “Avevo accettato l’incarico di Ministro per dare una discontinuità totale alle politiche passate, e mettere la scuola, l’università e la ricerca al centro della programmazione politica. L’avevo promesso e l’ho confermato da Ministro: o si torna ad investire con coraggio sul futuro delle giovani generazioni o non resto a scaldare la poltrona. Siamo l’ultima nazione in Europa per investimenti in formazione e ricerca. Anche un paese in serie difficoltà economiche come la Grecia fa meglio di noi. Non c’è altro settore della società che meriti più attenzione.”
Abbiamo sentito su questo episodio, più unico che raro, Gianna Pentenero, ex assessore regionale a Istruzione, lavoro e Formazione professionale <In merito alle dimissioni del ministro, se affrontiamo la questione dal punto di vista della coerenza lui aveva detto chiaramente che voleva un certo budget per la scuola, non glielo hanno dato e lui si è dimesso. Penso però che quando fai parte di un governo quel che bisogna fare sia trovare soluzioni, lui ha voluto mandare un messaggio forte e secondo me non solo per la scuola. Credo ci sia dell’altro, forse non trovava più la propria coerenza con il Movimento 5 Stelle. Certo è che non ha dato un buon esempio, in questo momento abbiamo bisogno di continuità, è una cosa che va messa al centro dell’agenda politica.
Rispetto al panorama scolastico dice <Ci sono tante questioni: il nostro è un paese in cui si iniziano ad affrontare temi importanti sulla scuola e poi si interrompono di nuovo per poi ripartire da zero, perchè cambia il governo, cambia il ministro e via dicendo. Manca, come ho già detto, la continuità. I processi per quanto riguarda il cambiamento in ambito scolastico sono lunghi e non riusciamo mai a vedere la soluzione di tutti i vari problemi ancora presenti: il precariato, i processi formativi dei docenti e tutti gli altri temi ancora aperti.
C’è poi tutto il discorso della dispersione scolastica. La situazione risulta a macchia di leopardo, in quanto soprattutto le regioni del nord hanno investito molto sui sistemi integrati per creare più opportunità di istruzione e formazione, sul diritto allo studio, per sostenere le famiglie. Dobbiamo continuare a investire risorse nelle pari opportunità non dimenticando che non lasciare indietro nessuno non vuol dire penalizzare le eccellenze, che vanno valorizzate. Bisogna evitare la fuga di cervelli all’estero, e dare ai nostri giovani maggiori possibilità qui.
Non è solo questione di pochi soldi investiti ma di una programmazione non corretta. In realtà sono state investite molte risorse, in Piemonte sono stati stanziati 500 milioni ma gli enti locali fanno fatica a spenderli per appalti, progettazioni, ricorsi, affidamenti… Negli enti amministrativi ci sono pochi dipendenti, troppa burocrazia. La legge sugli appalti va rivista.
Durante i governi Gentiloni e Renzi c’è stato un aumento delle risorse investite nel sistema istruzione tipo sul sistema 0-3 dei nidi con la “Buona scuola”, inserito nelle risorse dell’istruzione per una triennalità. In contro tendenza con i dieci anni precedenti, durante i quali nella legge bilancio si decideva di tagliare… Quest’anno c’è stata un po’ una fase di arresto e una difficoltà di programmare bene. Il sistema dell’istruzione va avanti malgrado tutta una serie di problemi mai risolti, dobbiamo fare di tutto per risolverli e il governo deve dare segnali in questo senso>.