Quali strategie per vincere Torino 2021
di Rosanna Caraci
Torino 2021. Ha il sapore di un’olimpiade. Di una competizione agonistica dove tutto si vince o tutto si perde. Sembra lo slogan sportivo per un grande traguardo e la posta è davvero molto alta. Nel 2021 il Partito democratico vuole riprendere la città, nella prossima tornata amministrativa che apre giochi che i dem sono pronti ad affrontare. E’ tempo di analisi e strategie, quale città e quale pd per il 2021?Dire addio ai tatticismi da vecchia repubblica, riallacciare i fili con il mondo intellettuale con la capacità di raccogliere dal basso le suggestioni e le istanze necessarie ad un rilancio della società, ma sviluppando al tempo stesso la sensibilità necessaria per arrivare al nocciolo dei problemi che i cittadini vogliono che vengano presi in considerazione.
L’incontro organizzato dal circolo 1 del Pd in Via Mazzini 44 è stato partecipato, di persone e di idee. Il segretario provinciale Mimmo Carretta, regionale Paolo Furia, il presidente Domenico Cerabona e il capogruppo in consiglio comunale Stefano Lo Russo, accompagnati nelle riflessioni dal segretario del circolo Centro Crocetta, Tore Pizzitola, sono andati ben oltre l’analisi del voto.
<Abbiamo impostato il nostro messaggio sul “sì”, sull’ottimismo, sulla complessità della narrazione ma questo ci ha probabilmente alienato coloro che per condizione di reddito o per cultura sono in difficoltà e non riescono a vedere gli aspetti attraverso l’ottica che abbiamo proposto > sostiene Paolo Furia concentrandosi sugli aspetti che hanno pesato sulla sconfitta alle regionali.
I risultati su Torino sono molto positivi, danno un partito in recupero e in salute, se si escludono le zone più in periferia dove la pancia insoddisfatta ascolta slogan veementi e cerca alla propria rabbia risposte immediate. Per questo l’errore più grande, sottolineato dal segretario Mimmo Carretta, sarebbe quello di considerare la partita Torino 2021 già chiusa. <Per riconquistare la Città, il lavoro è duro e complesso – sostiene – I risultati pessimi che abbiamo ottenuto li abbiamo meritati perché non abbiamo prodotto una classe dirigente in grado di affrontare le sfide: la sua selezione può essere realizzata accanto ai programmi e alle idee>. Stilettata suggerita da alcune interviste comparse sui giornali, che già sembrano aprire il toto nome per il candidato sindaco di Torino. Una strategia che secondo Carretta oltre a non portare da nessuna parte sarà dannosa in quanto <i tatticismi, oggi, non fanno vincere le elezioni>.
Aver chiaro per quale città lavorare e quali progetti strategici proporre sarà fondamentale perché, come accennato dal presidente Cerabona e poi sottolineato dallo stesso Stefano Lo Russo <la crisi della proposta per Torino si è palesata nella seconda metà del mandato di Chiamparino, sospinto dalla grande soddisfazione per le Olimpiadi Invernali ma che di fatto aveva esaurito la visione del piano strategico della prima giunta Castellani che disegnò le dorsali sulle quali la città si sarebbe dovuta sviluppare. Oggi, è necessaria una visione completamente nuova, adatta a ciò che la metropoli è diventata>. Proporre soluzioni la cui assenza, in passato, ha determinato sonore sconfitte in una città che presenta numeri da non sottovalutare: nel primo mandato di Valentino Castellani, ad esempio, l’immigrazione rappresentava il 3 per cento della popolazione; oggi è il 17 per cento. In alcune scuole della periferia, in particolare quella più alta concentrazione di stranieri, ci sono classi dove i bambini extracomunitari sono anche l’80 per cento. Se si pensa a una città abitata per il 38 per cento da ultra sessantacinquenni e che il 65 per cento di questi sono nuclei monofamigliari, è evidente la difficoltà di individuazione dei modelli di dialogo tra le due parti. Il lavoro da fare, che inizia da subito, vuole ottenere un’ottica nuova per costruire un nuovo progetto di città, rispondendo anche a quelle paure che sono diventate rabbia.
Guardare al futuro per tempo, significa organizzarsi. Per questo il segretario Carretta annuncia la prossima festa metropolitana de L’Unità come un grande laboratorio attivo di idee e confronto utile a una presa di coscienza della situazione e di monito affinché <tutti si remi dalle stessa parte>. <Abbiamo creato un vulnus generazionale – conclude – generando false aspettative.
Oggi dobbiamo invertire la rotta, investendo su selezione e formazione: chi non è in grado, o che è ancora avvinghiato a logiche politiche individualiste e di ambizioni personali, sia in grado di farsi da parte>.
sono del Circolo 1 di Torino, ma purtroppo non ho potuto partecipare all’incontro a cui si riferisce l’articolo.
Non ho capito alcuni punti.
Ad esempio quando è scritto “Se si pensa a una città abitata per il 38 per cento da ultra sessantacinquenni e che il 65 per cento di questi sono nuclei monofamigliari”.
Possibile? Dal sito del Comune di Torino i dati relativi alla composizione dei residenti torinesi riportano altri dati, molto inferiori.
L’altra cosa che non ho capito sono le parole riferite al Segretario Metropolitano.
“Abbiamo creato un vulnus generazionale – conclude – generando false aspettative.
Oggi dobbiamo invertire la rotta, investendo su selezione e formazione: chi non è in grado, o che è ancora avvinghiato a logiche politiche individualiste e di ambizioni personali, sia in grado di farsi da parte”.
Che significa di preciso? A chi si riferisce?
Grazie mille per gli eventuali chiarimenti e cordiali saluti.