Cosa stiamo diventando?
di Pier Paolo Soncin
capogruppo PD Consiglio Comunale Grugliasco
Hegel diceva che l’esperienza insegna che gli uomini non hanno mai imparato nulla dalla storia, né mai agito in base a principi da essa edotti. In uno splendido saggio pubblicato negli anni sessanta da W.S.Allen, dal titolo “Come si diventa nazisti”, l’autore racconta la cronaca degli anni del passaggio tra la Repubblica di Weimar ed il nazismo in una piccola cittadina tedesca, e la distruzione di una comunità politica e della democrazia . L’autore, utilizzando dati ed archivi pubblici, racconta come una società civile ed evoluta sia potuta precipitare ed affondare in una orribile dittatura.
Il racconto ci dice come nulla possa impedire che ciò che è accaduto nella Germania degli anni 30 non si ripeta in Germania o in un altro paese europeo. Come vere e proprie tragedie della storia possano non apparire come tali agli occhi stessi di chi le sta vivendo. Un problema di “percezione” come scrive l’autore al termine del libro. Se nel 1928 il partito nazista ottiene 128 voti, in soli due anni esso moltiplica di quattordici volte il proprio consenso e lo raddoppia ulteriormente nei due anni successivi arrivando a raccogliere quasi il 65% dei voti. Non ci fu, in fondo, nessun colpo di stato che consegnò la Germania al nazismo. Furono l’inadeguatezza della classe dirigente e la volontà degli elettori a conferire ai nazisti il potere. E solo dopo arrivò la dittatura.
Ma quali furono le cause del successo dei nazisti? In quel periodo la Germania viveva una profonda crisi economica e la disoccupazione aveva raggiunto il 15%. I cittadini della località protagonista del saggio di Allen, osservavano i disoccupati in coda al locale ufficio di collocamento, commercianti chiudevano i battenti e il costo dell’educazione secondaria impedì a molte famiglie di mandare i figli a scuola. Oltre a questo numerosi casi (spesso presunti) di corruzione, contribuirono a creare un diffuso clima di sospetto e disprezzo verso i politici in genere. I nazisti seppero approfittare brillantemente di questa situazione. Promettendo sicurezza e attenzione verso i problemi di una classe media sempre più impaurita ed impoverita, seppero ridurre l’angoscia che la sinistra, arroccata su posizioni ideologiche e massimaliste, non pareva comprendere.
Quando Hitler venne nominato Cancelliere si moltiplicarono le violenze verso gli avversari politici. Un poco alla volta tutti i gruppi politici, i centri culturali culturali, le società di mutuo soccorso e le associazioni religiose vengono costrette alla chiusura.
Solo a me queste vicende suonano famigliari? Il “progresso” e le istituzioni democratiche forgiate in Europa dopo il 1945 non rappresentano affatto un baluardo invalicabile contro la distruzione di una comunità democratica. Abbiano bisogno più di ogni altra cosa di cognizione e consapevolezza.
E di attenzione. O forse di coscienza politica , come la chiama Luciano Gallino nella bella prefazione a cui queste riflessioni sono ispirate. Affinchè il nostro sonno non generi quei mostri che piccoli ma visibili, cominciano ad aggirarsi intorno a noi.