Le rotte dell’emigrazione: Tangeri blindata
di Marisa Bevilacqua, corrispondente dal Nord Africa.
Dopo la chiusura dei porti italiani per volontà del ministro dell’interno Salvini, e poiché la via attraverso la Libia e l’Italia è diventata troppo pericolosa e incerta, la rotta mediterranea occidentale più battuta dai migranti è quella del Marocco, che dista dall’Andalusia appena 14 km.
Il 6 giugno 2018 la Commissione Europea ha stanziato ulteriori 90,5 milioni di euro per rafforzare la gestione delle frontiere e la protezione dei migranti nel Nord Africa.
Negli ultimi 10 anni il Regno marocchino ha ricevuto più di 100 milioni di euro di aiuti europei. Ancora recentemente sono stati devoluti 6 milioni di euro per equipaggiare la polizia marocchina di dotazioni prioritarie per far fronte alle partenze.
Gli effetti di queste misure si sono drammaticamente manifestati attorno a Tangeri, l’ultima tappa marocchina della rotta migratoria africana verso l’Europa.
Questi accordi hanno portato ad un giro di vite sui migranti in Marocco. Le ONG per i diritti umani rilevano che la situazione è drammaticamente peggiorata. La polizia ha istituito una rete di informatori. Così spesso fa irruzione nelle stanze prese in affitto e condivise dai migranti che vengono picchiati e allontanati.
Sono giovani africani che lasciano le loro terre con l’illusione di un avvenire migliore verso l’Europa. Si tratta di gente che fugge dalla miseria e che ha speso tutti i propri soldi e quelli della famiglia per arrivare al bordo del Mediterraneo. Vengono dal Senegal, dal Burkina, dal Camerun, dal Mali. Arrivando in Marocco, nell’attesa di trovare il momento propizio per la traversata del Mediterraneo, cercano qualche occupazione sporadica per sopravvivere e per mettere da parte i soldi per pagare lo scafista compiacente.
<Sono arrivato in Marocco un anno fa – racconta Fallou un ventiduenne senegalese, che dopo essere riuscito ad arrivare in Marocco senza difficoltà in virtù dell’accordo siglato tra Senegal e Marocco, ha cercato di raggiungere Tangeri per passare in Spagna – . Ho trovato lavoro in un ristorante.Avevo già fatto l’aiuto cuoco per quattro anni a San Louis e così ho trovato facilmente lavoro anche a Marrakech dove c’è tanto turismo ed è quasi sempre alta stagione. Così dopo un anno di lavoro mi ero messo da parte una piccola somma. Alcuni amici marocchini mi hanno aiutato a trovare il contatto con il tizio del barcone, così sono partito per Tangeri. Lì ho contattato Babou lo scafista, un nero grosso con i rasta. Potevo comunicare con lui solo con whatsapp. Finalmente si presentò a incassare. Mi ha chiesto quanti soldi avevo con me. “Bastano” mi disse, poi mi prese il passaporto. “Questo te lo devo tenere io. Niente domande se vuoi passare dall’altre parte”. Eravamo una dozzina di africani che venivano da vari paesi. Tutti avevano consegnato come me il passaporto. Babou ci ha fatto dormire per terra in una stanza piccola e sporca. “Dovrete aspettare fino a quando sarà il vostro turno”. Purtroppo nella notte, mentre dormivamo, hanno fatto incursione i poliziotti marocchini con dei lunghi manganelli. Ci hanno insultato, ci hanno preso a calci e ci hanno picchiato. Eravamo sanguinanti. Un ragazzo aveva una brutta ferita sulla testa. Scappammo attraverso la campagna. Raggiunsi la stazione e con i pochi spiccioli che mi erano rimasti comprai il biglietto per tornare a Marrakech. Nel ristorante il padrone italiano mi fece molte domande. Avevo lasciato il lavoro senza avvisarlo. Lui ebbe pena e dopo avermi fatto una dura ramanzina, mi disse che potevo riprendere il lavoro. Mi chiese il passaporto. “Questa volta te lo tengo io”, mi disse se vuoi restare a lavorare da me”. Solo allora mi resi conto che il passaporto non ce l’avevo più. Se l’era tenuto lo scafista Babou. Mi misi a piangere. “Ben ti sta!”, mi disse il mio padrone. “Sei uno stupido, un imbecille. Ma cosa ti credi di trovare in Europa. Quelli come te li mettono in un serraglio e li fanno marcire dentro. Mica è come una volta. Quei tempi sono finiti!“, mi urlò. “Tieni questi 1000 DHS, prendi il treno per Tangeri e vai a cercarti il tuo passaporto, anche se sono certo che il tuo scafista se l’è già venduto a qualcuno”.Partii pieno di vergogna e di paura con il primo treno, ma arrivato a Casablanca salì la polizia e fece scendere tutti i neri dal treno. Controllavano i passaporti. Io avevo con me la fotocopia del passaporto e il contratto di lavoro che mi aveva dato il mio padrone. “Ti serviranno”, mi aveva detto e aveva ragione. Mi lasciarono andare. “Ma non provare più ad avvicinarti a Tangeri o te la vedrai brutta”, mi disse un poliziotto dandomi uno spintone e un colpo di manganello sulle gambe. Tremavo dalla paura. Come potevo riavere il mio passaporto? Lo scafista stava a Tangeri. Provai a contattarlo su whatsapp. Dopo svariati tentativi mi rispose. “Si si, ho io il tuo passaporto, sei partito senza ricordarti di chiedermelo. Adesso se lo rivuoi dovrai pagare il viaggio di un mio amico che te lo riporterà a Casablanca. Gli dissi che avevo con me solo 500 DHS. “Vanno bene”, mi disse, “aspetta che ti contatterà il mio amico appena sarà a Casablanca. Aspettai un giorno e una notte dormendo nascosto, poi finalmente un tizio mi contattò, mi disse che veniva da parte di Babou e che aveva con sé il mio passaporto. Fu così che lo recuperai. Ora me ne sto bello tranquillo a Marrakech. Il mio sogno di raggiungere l’Europa è finito>.
Gli ho chiesto se aver raggiunto il Marocco non poteva bastargli.
<Sì – ha risposto – ma il mio sogno resta l’Europa. I marocchini sono cattivi con noi neri, ci insultano e non ci vogliono a lavorare con loro. Alla sera, quando ho finito di fare il mio lavoro nel ristorante non trovo il modo di rientrare a casa. Nessun taxista si ferma a caricare un nero e così mi devo fare cinque chilometri a piedi. Ma almeno qui lavoro e mando soldi alla mia famiglia in Senegal. E poi due volte alla settimana vado a scuola. Imparo l’inglese e anche a scrivere meglio. È il mio padrone che mi ha obbligato – e prima di salutarmi ha aggiunto, sorridendo -Un italiano come te>
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