Collegno e la Festa. E’ qui L’Unità!
di Rosanna Caraci
La Festa de L’Unità di Collegno è stata la prima ad aprire, di fatto, il lungo calendario degli appuntamenti tradizionali con il Partito Demcoratico. Iniziata il 25 maggio e vicina al traguardo (si concluderà il 3 giugno, cioè stasera), ha preceduto di poco quella di Settimo in corso in queste sere e quella di Rivalta. Appuntamenti che sono particolarmente attesi per testare non solo la politica locale e nazionale su incontri che vengono puntualmente organizzati ma per comprendere quale sia lo stato di salute interno ai circoli stessi, dopo mesi di scombussolamenti elettorali e risultati poco esaltanti.
Incontriamo il segretario del circolo Pd di Collegno, Gianluca Treccarichi. Giovane e appassionato, è uno di quelli di cui il partito ha bisogno: maniche tirate sul gomito e voglia di mettersi in gioco, sempre accanto ai volontari e mai di fronte. Insomma, come direbbero i militanti stessi “uno di noi”.
Segretario, a poche ore dalla conclusione della Festa de L’Unità a Collegno, com’ è andata?
Ci ha fatto piacere condividere con tutti coloro che hanno deciso di trascorrere la serata con noi questa festa che vuole essere un punto di ripartenza per il nostro partito. E’ necessario soffermarsi sul senso di due parole: Festa e Unità. Alcuni ci chiedono, “ma perché fare una festa: cosa c’è da festeggiare?”. Dopo il 4 marzo certamente per noi, tutto è cambiato: una profonda autocritica su ciò che evidentemente non ha funzionato, su ciò che evidentemente abbiamo sbagliato, è d’obbligo. Sono soddisfatto, perchè siamo un bel gruppo, affiatato, in sintonia. Siamo un gruppo che vuol cambiare le cose, e che ci crede. Questa festa sarà un successo grazie anche ai tanti che hanno preso ferie dal posto di lavoro, che hanno rinunciato al proprio tempo libero, che per stare alla cassa, alle griglie, servire ai tavoli tolgono tempo anche alla famiglia. Grazie davvero a tutti.
Il tempo dell’autocritica però, una volta finito, obbliga a rimettersi in gioco.
E’fondamentale ripartire insieme: da questo momento in poi per noi la strada sarà lunga e in salita.
Quindi, quale occasione migliore di una festa per ripartire?
E’ proprio durante questi momenti che possono essere create le occasioni di incontro tra noi e i cittadini per creare aggregazione e dialogo.
Lei diceva che due sono le parole sulle quali vuole soffermarsi. festa, e il senso ce l’ha spiegato. L’Unità per un partito che è stato teatro di diaspore e scissioni, è una chimera?
Noi siamo il partito dell’Unità. Ci ha sempre caratterizzato sin dall’ottobre 2007, quando diverse forze del centro sinistra si unirono aderendo con entusiasmo al progetto del Partito Democratico. Erano storie diverse, che affrontavano gli stessi problemi da prospettive diverse apparentemente lontane, eppure riuscivano a trovare una sintesi. Oggi invece sembra che il nostro partito non pensi ad altro che dividersi in correnti e correntine, atteggiamento che alla lunga ci porterebbe non solo alla fine del nostro partito, ma anche al naufragare di un progetto di centrosinistra.
Gli iscritti e i militanti del territorio sono migliori dei dirigenti nazionali? Hanno capito prima, secondo lei, il bisogno di Unità?
Mi sorprende la miopia di alcuni nostri dirigenti nazionali, nel non capire che c’è un tempo e un’opportunità per ogni cosa, c’è un tempo per parlare e un tempo per tacere, c’è il momento del confronto e c’è il momento in cui si deve decidere… c’è un luogo in cui può esserci uno scontro tra i componenti del partito e un luogo in cui quello scontro non deve essere portato in scena. Finché non si avrà di nuovo la volontà di creare un dialogo costruttivo all’interno del nostro partito tendente a creare e non a distruggere rimarremo in questo fastidioso immobilismo, finché non verranno messi da parte atteggiamenti persecutori da “caccia all’uomo”, rancori o inutili personalismi non torneremo ad essere il Partito Democratico che eravamo, movimento politico in cui ho sempre creduto e continuo a credere.