Unioni civili. Giziana, Donatella e Tommaso: semplicemente un amore
di Stefano Francescon
La storia di Giziana e Donatella ha inizio nel 1996, durante una serata della rassegna del Festival del Cinema a tematica omosessuale dal titolo: “da Sodoma a Hollywood”. Un incontro inaspettato e dirompente. Alla fine del film, uno sguardo incrociato sottolinea in modo forte il momento di pesantezza e commozione. Il giorno dopo un altro film, questa volta qualche parola: a maggio sono 22 anni che stanno insieme <Mai avremmo pensato di percorrere così tanta strada insieme, di costruire tutto ciò che abbiamo costruito>. Il 27 maggio del 2017, Donatella e Giziana si uniscono civilmente, una giornata per loro ricca di emozioni, una gioia per le famiglie di entrambe e gli amici di sempre che le hanno accompagnate, unite da una loro amica che ha visto nascere l’amore. È tutto questo che ha reso quella giornata ancora più bella ed emozionante!
Si sono sempre sentite una famiglia in tutto e per tutto, nella loro quotidianità, nelle dinamiche genitoriali, nella relazione di coppia, nell’amore, gli affetti, i sogni. C’è però una cosa che le rende diverse dalle altre famiglie: non essere riconosciute dallo Stato come nucleo familiare, perché la cosa più bella che hanno, il figlio Tommaso, ad oggi ha una sola mamma che è Giziana.
La quotidianità di Giziana, Donatella e Tommaso si compone di cose semplici, di due lavori quello di Giziana come educatrice di ragazzi affetti da sindrome autistica e quello di Donatella, professoressa in un liceo di Torino. Molto bello è il loro racconto su ciò che ogni giorno fanno, scandito dalle amicizie con i genitori di scuola di Tommaso, i compiti, i weekend a casa con il solo impegno della piscina del bambino, gli amici e le serate in compagnia.
Tuttavia Giziana più di Donatella è anche impegnata nel direttivo del Coordinamento Torino Pride e in generale nel movimento lgbt. Profonda e intensa la sua risposta alla domanda: perché è fondamentale il riconoscimento dei figli del partner e, in generale, credete si arriverà a parlare di adozioni per tutti? Cosa ne pensate della legge sulle unioni civili e perché avete scelto di unirvi civilmente?
<Noi siamo per la modifica della legge sulle adozioni e l’apertura alle coppie omosessuali, ai single e alle persone transgender, basta applicare a tutti lo stesso criterio di controllo e verifica dei requisiti. Essere buoni genitori prescinde dal genere e dall’orientamento sessuale. Essere genitori è complesso, ci sono varie sfumature, non si è angeli e non si è demoni, ci sono sentimenti ambivalenti che bisogna riconoscere e accettare. È l’amore che provi e che senti di voler dare, il trasporto, la responsabilità, il mettersi un po’ da parte per guardarli crescere ed accompagnarli nella vita. È questo essere genitori, e questo prescinde dall’orientamento. Detto ciò sull’istituto delle adozioni, resta il discorso delle Famiglie Arcobaleno, i cui figli nascono all’interno di un progetto d’amore e di coppia. Ciò che chiediamo a gran voce e non smetteremo mai di farlo, è il riconoscimento di entrambe le figure genitoriali alla nascita. La legge sulle unioni civili era per noi già un compromesso al ribasso, sia perché la nostra richiesta (come movimento lgbt e come Famiglie Arcobaleno) era ottenere il matrimonio egualitario e non una legge da riserva indiana istituita per le sole coppie gay, sia per la stepchild adoption che prevedeva l’adozione da parte del genitore sociale del figlio/a del genitore biologico e non il riconoscimento alla nascita. Chiedere a Donatella di dover adottare il proprio figlio di cui si occupa sin dalla nascita, è una cosa insensata oltre che crudele. A maggior ragione, quando c’è stato lo stralcio della stepchild adoption per contentare l’ala più estrema e cattolica del Parlamento, è stato per noi Famiglie Arcobaleno fonte di grande rabbia e sofferenza>. Le difficoltà non sono state poche ma, come in ogni grande amore, insieme sono state superate. <Abbiamo scelto di proseguire nel nostro intento di unirci civilmente per molte ragioni: tutelarci come coppia, avendo raggiunto i 50 anni entrambe, meglio mettere per iscritto la natura della nostra relazione; inoltre essere unite civilmente non potrà non costituire un rinforzo dinanzi a un giudice se dovessimo intraprendere il processo di adozione di Donatella nei confronti di Tommaso, né non essere preso in considerazione se dovesse mai succedere qualcosa di brutto (e qui faccio un bel paio di corna) a me che sono la madre biologica e l’unica riconosciuta dallo Stato. Tommaso è grande e sa esprimere molto bene i suoi sentimenti, sa cosa vuol dire essere Famiglia Arcobaleno, sa cosa e chi è Donatella per lui. Doversi però affidare alla discrezione di un giudice per vedere riconosciuto un diritto, al suo buon cuore, non ci lascia serene e a livello ideologico ci scatena solo rabbia>.
Un impegno il loro che continua anche nell’associazione delle Famiglie Arcobaleno. Su questo impegno entrambe condividono che la vera sfida si vincerà quando in Italia alcuni bambini non saranno più considerati “invisibili” e senza diritti, perché alcune battaglie come quelle che riguardano i diritti qualunque sia il loro ambito di applicazione devono diventare battaglie di chi crede in una società migliore.
<Insieme a tutti i soci, abbiamo fatto tanto nella lotta per far passare le unioni civili, ognuno di noi ha preso la propria privacy e quella dei nostri figli e l’ha messa da parte per far vedere al paese che ci siamo, esistiamo oggi e non in un ipotetico futuro, i nostri figli sono qui ora e oggi hanno bisogno di essere riconosciuti e tutelati. I nostri figli cresceranno, alcuni sono già maggiorenni, è a loro che lo Stato e la politica dovrà guardare in faccia e spiegare perché in tutti questi anni non li hanno voluti rendere cittadini tutelati come tutti gli altri. A loro dovranno chiedere scusa, è a loro che fanno del male. A noi genitori tolgono serenità, vivere con la paura che ti possa capitare qualcosa come genitore biologico e non sapere cosa sarà dei tuoi figli, è una cattiveria che nessuno Stato dovrebbe infliggere ai propri cittadini, c’è un gran vuoto legislativo e gli unici a pagare lo scotto di ciò, sono proprio loro>.
Da molti anni, Giziana e Donatella partecipano a tutti gli eventi promossi dal Pride: pensano sia importante costruire una società sempre di più aperta e inclusiva. Nessuno dev’essere lasciato indietro o tagliato fuori. Tutti devono essere rispettati e tutelati.
Molto importante è il tema su come in Italia una coppia omosessuale può avere un figlio.
<Inutile dirlo che è più complicato, difficile e costoso per le coppie gay diventare genitori. Lo possono fare tramite la Gpa, nei paesi dove questa è controllata e regolamentata, dove vi è certezza che non vi sia sfruttamento della donna – commenta Giziana – . Abbiamo una carta etica nello statuto di FA, ci impegniamo tutti a ricorrere a una Gpa consapevole ed eticamente sostenibile. Nessuno sfruttamento delle donne, molti papà continuano a distanza di anni ad avere rapporti con le donne che li hanno aiutati a diventare genitori>. <Diverso è il discorso per noi donne – aggiunge – la Pma per le coppie di donne è consentita in molti paesi europei dove è più semplice accedere e a costi decisamente inferiori. Molte altre invece ricorrono a donatori amici, come è stato il nostro caso. Ovviamente questa è la parte più “tecnica”, per tutti noi, desiderare avere un figlio e passare all’atto, ha richiesto grandi riflessioni e per alcuni/e anche discussioni. Io e Donatella ci abbiamo impiegato 8 anni prima di decidere di assecondare questo nostro desiderio, ci siamo interrogate su molti aspetti prima di arrivare a concretizzare il nostro sogno di diventare madri e famiglia>.