Incontro con il Segretario metropolitano. Carretta: riscoprire il senso di appartenenza
Rosanna Caraci
Mimmo Carretta, segretario metropolitano del Pd. Con lei da dove comincia il lavoro del partito?
Dobbiamo ritornare a fare le cose semplici: il partito democratico che c’era un tempo non risponde più alle esigenze di un tessuto che è profondamente e rapidamente cambiato negli anni; perciò occorre che la struttura si adatti al sistema sociale attuale. Ciò che chiedo al partito è di tornare al rapporto coi corpi intermedi, per questo ho voluto il dipartimento forma partito, un organismo che si occupi dell’organizzazione delle feste, del tesseramento, della comunicazione, degli eventi, che tecnicamente si affianchi all’elaborazione politica. E’ fondamentale riorganizzare la forma per arrivare alla sostanza.
Quali sono i prossimi passi?
Abbiamo in programma un incontro tra segretari per decidere il coordinamenti di zona e per organizzare la vita all’interno dei circoli, normandola, affinché nulla sia più lasciato al caso. Le “zone” rispecchieranno le undici aree omogenee stabilite dalla Città Metropolitana. Adattiamo il pd alla nuova esigenza.
“Rivalutare i territori” è un ritornello al quale ricorriamo ogni volta che si perde. I circoli che ruolo hanno?
Il lavoro sul territorio deve essere ottimizzato e per questo è necessario “censire” quali sono le forze e le strutture anche al momento abbiamo a disposizione. Laddove ci sono circoli inattivi o che hanno esaurito la loro spinta propulsiva, con pochissimi iscritti, è opportuno ipotizzarne la fusione con altri per meglio interagire e permeare sul territorio.
Molti segretari hanno lamentato la trasformazione dei loro circoli in comitati elettorali temporanei.
I circoli devono tornare a esse luoghi di elaborazione politica. E’ necessario parlare, ascoltare, e bisogna esserci, con la voglia di mordere. E’indispensabile rinvigorire il rapporto con le associazioni, i comitati di quartiere, con le realtà che operano nel tessuto sociale, che lo conoscono che sono per noi uno scrigno di conoscenza inestimabile da mettere in rete coi circoli. Abbiamo le strutture per farlo. Solo così potremo raccogliere i sentimenti del territorio.
Che impressione le fa l’affermazione di Casapound a Ostia?
Il malessere, la declinazione dell’insofferenza verso un nuovo fascismo strisciante e pericoloso, privo di ogni ideologia ma carico di rabbia, risentimento, talvolta odio porta le forze estremiste a raggiungere risultati che amaramente ci sorprendono: l’affermazione di Casapound a Ostia, o rigurgiti rivendicati con orgoglio da coloro che non si definiscono fascisti ma incazzati perché abbandonati sono sintomi che non possiamo trascurare. Siamo un partito, non un movimento. Abbiamo sedi, abbiamo persone, abbiamo una storia che dobbiamo tornare a sentire nostra riappropriandoci del nostro dna. Siamo l’unico partito con iscritti che si confrontano: continuiamo a farlo, combattendo, remando insieme anche contro corrente senza farci distrarre da vittorie del passato che oggi non sono più contestualizzabili. Riscopriamo l’appartenenza “alla maglia” per la quale sudare tutti insieme vale la pena. Sempre.